Previdenza complementare: non solo convenienza economica, ma anche una risposta alle aspirazioni per il futuro

Previdenza complementare: non solo convenienza economica, ma anche una risposta alle aspirazioni per il futuro

Intervista a Paolo Stefan, Direttore di Solidarietà Veneto Fondo Pensione

  • Direttore, allora conviene o no fare un fondo pensione?

Personalmente prima di parlare di convenienza parlerei di obiettivi. Spesso ci si sofferma sulla convenienza, ma oggi la previdenza complementare va oltre. Il fondo pensione è, infatti, uno strumento di risparmio di medio-lungo periodo il cui scopo principale e quello di consentire ai lavoratori di vivere con pienezza un periodo particolare della vita: la terza età. A me pare un obiettivo di vita sul quale occorre investire senza indugio.

  • E perché, per la mia terza età dovrei per fare proprio un fondo pensione? Perché non optare per altre forme di risparmio?

Giustamente, una volta definito l’obiettivo occorre selezionare gli strumenti per finalizzarlo e, a nostro parere, il Fondo pensione può essere uno strumento più conveniente di altri. Le convenienze sono soprattutto di carattere fiscale. Ma ce ne sono anche altre, legate ai contratti di lavoro o alla gestione.

  • Ci può spiegare meglio questi aspetti? Risparmiare tasse penso interessi molto ai veneti.

Lo immagino… In pratica i contributi che si versano ai fondi, entro certi limiti, sono deducibili dal reddito: ne deriva ovviamente una minor tassazione per il cittadino. Non solo: le prestazioni che il fondo eroga godono di una tassazione agevolata, che premia in modo particolare chi rimane iscritto per molto tempo. Per i lavoratori dipendenti c’è inoltre la riduzione della tassazione sul TFR destinato ai fondi. Volendo approfondire ci sono anche vantaggi “collaterali”: versando da busta paga riduco il “reddito complessivo” e potrei beneficiare del “Bonus 80 euro”, trarre benefici grazie al miglioramento degli indicatori ISEE, oppure veder aumentare gli assegni familiari.

  • Mi sembra un quadro interessante. Ma lei accennava al TFR e ad altri risparmi ulteriori. Cosa si intende di preciso?

Facevo riferimento al “trattamento di fine rapporto” perché, come previsto dalla legge, il lavoratore dipendente, quando si associa ad un fondo come Solidarietà Veneto, versa il suo TFR maturando. Non è l’unico tipo di contribuzione che si versa: egli può infatti versare al fondo un contributo individuale, sul quale gode dei vantaggi fiscali pocanzi menzionati. Così facendo scatta un meccanismo, previsto dai contratti di lavoro, per cui se si aderisce ad un fondo “contrattuale” l’azienda attiva una contribuzione aggiuntiva, esentasse, che può valere mediamente 400 euro l’anno. Ma purtroppo spesso i lavoratori non lo sanno.

  • E perché un lavoratore dovrebbe scegliere Solidarietà Veneto al posto di un altro fondo pensione?

Eh! La domanda è imbarazzante perché è come chiedere all’oste se il suo vino è buono. Io credo che ogni cittadino si debba innanzitutto informare. Oggi, anche grazie al web, l’accesso alle informazioni è molto più semplice che in passato. Consiglio quindi innanzitutto a ciascuno di informarsi. Ci sono vari aspetti da valutare nella scelta di un fondo: il buon funzionamento, il profilo rischio/rendimento, i costi, il servizio e così via. A mio parere Solidarietà Veneto è in grado di offrire un buon mix di questi elementi, ma lasciamo giudicare gli altri.

  • Ha menzionato il profilo di “rischio/rendimento”. Sono sicuri i fondi pensione? O va a finire qui come per le popolari venete?

Domanda che ogni tanto perviene anche ai nostri sportelli territoriali. Qualche dato: Solidarietà Veneto opera dal 1990. Da allora ne sono successe di tutti i colori: Cirio, Parmalat, le Torri gemelle, Lehman Brothers e lo spread, che tra l’altro è tornato di moda quest’anno. Nulla di tutto ciò è stato sufficiente ad intaccare la solidità del Fondo. Una regolamentazione forte, la presenza di un’Autorità di Vigilanza e, aggiungiamo noi, un po’ di oculatezza da parte di chi ha gestito, hanno permesso questi risultati. Più che a me questa domanda andrebbe in effetti sottoposta a chi in questi anni ha scelto il Fondo, o ai 22.500 veneti che dal fondo sono stati liquidati, per pensionamento o per altre motivazioni, con risultati positivi e soddisfazione.

  • E lo spread può far male ai fondi? Cosa pensano gli associati?

Questo è un discorso complesso, richiederebbe tempo: se lo spread si allarga il deterioramento del valore dei titoli di stato italiani diventa inevitabile. Ci rassicura il fatto che i quattro comparti di Solidarietà Veneto, nei quali si investono i risparmi, sono molto diversificati e quindi non temono particolarmente questo rischio. Il fenomeno ci preoccupa più che altro perché l’incremento dello spread potrebbe manifestarsi a fronte di un peggioramento per lo scenario economico nazionale. A questo punto il problema non sarebbe tanto quello dei risparmi nel fondo pensione, quanto piuttosto la situazione generale: una crisi di sistema va ovviamente evitata nel modo più assoluto; non ne abbiamo proprio bisogno. È un po’ questa la situazione che descriviamo ai nostri associati quando li incontriamo in azienda o nei nostri sportelli.

  • Gli associati a Solidarietà Veneto chiedono solo informazioni relativamente agli investimenti? Dove è concentrata maggiormente la loro attenzione?

I temi all’ordine del giorno sono molti: possiamo dire che sta assumendo sempre maggiore rilievo il lavoro di pianificazione dell’investimento. In altre parole “quanto devo versare per raggiungere questo o quell’obiettivo”. Le preoccupazioni finanziarie stanno riemergendo quest’anno, ma le varie soluzioni, non ultima la presenza di un comparto “garantito”, sono molto apprezzate. Molte persone chiedono invece informazioni sulle prestazioni: il fondo non è come l’INPS, che eroga unicamente la classica pensione reversibile vita natural durante. Il fondo può erogare anche pensioni Long term care, controassicurate, prevede il riscatto in caso di decesso o se si perde il posto di lavoro. Ci sono poi le anticipazioni per la prima casa, per le spese sanitarie e via così. Insomma, qualcuno dice che il fondo, se ben gestito, diventa un vestito che si può adattare alle misure di ciascuno.

  • Si, ma quanto costa tutto ciò?

Il fatto di riunire sotto un unico “tetto” quasi 90.000 associati ed avendo un patrimonio superiore al miliardo, consente a Solidarietà Veneto di ottenere dai partner bancari ed assicurativi che nel tempo sono stati selezionati, prestazioni a prezzi molto bassi. Nulla a che vedere con quanto un singolo pagherebbe se si approcciasse da solo al mercato finanziario. Provare per credere: suggerisco a tutti di controllare sul sito della Covip l’I.S.C. (Indicatore sintetico dei costi) del fondo e di confrontarlo con gli altri strumenti, polizze, fondi aperti, ecc., proposti dal mercato.

  • Insomma, mi par di intendere che Solidarietà Veneto propone un mix di servizio capillare ma a costi bassi. È corretto? E, visto che siamo all’ultima domanda, può bastare questo o possiamo aggiungere qualcos’altro?

La sintesi è corretta ma, per chiudere, potremmo spendere due parole per il valore della famiglia, uno dei cardini per la cultura del nostro territorio. Il fondo protegge anche la famiglia, innanzitutto consentendo l’adesione dei soggetti fiscalmente a carico, ma pensando anche alle situazioni più pesanti, grazie alla vantaggiosa copertura nel caso morte ed invalidità permanente che ogni lavoratore può attivare. In sintesi: con Solidarietà Veneto si pianifica, attraverso il risparmio, il proprio futuro. Un risparmio rinforzato dai vantaggi fiscali e contrattuali e che è tutelato anche nei momenti critici che i mercati finanziari talvolta attraversano. Un risparmio che non tutela il cittadino soltanto, ma che tiene assieme la famiglia intera. Non ci pare male tutto sommato.