
Protezione sociale: un pilastro della spesa pubblica. I dati del Rapporto ISTAT 2025
Nel 2024 l’Italia ha investito 587,5 miliardi di euro per garantire protezione sociale ai cittadini, una cifra che rappresenta il 59,3% della spesa corrente dello Stato e oltre un quarto del Prodotto interno lordo (26,8%). Lo evidenzia il Rapporto annuale ISTAT 2025, che analizza nel dettaglio come questa spesa sia stata distribuita tra previdenza, sanità e assistenza.
La quota più consistente è destinata alla previdenza, che assorbe oltre 400 miliardi di euro, pari al 68,2% della spesa complessiva per prestazioni sociali. In particolare:
- 336 miliardi sono stati impiegati per pensioni e rendite;
- oltre 20 miliardi per assegni familiari;
- quasi 19 miliardi per liquidazioni di fine rapporto;
- 14 miliardi per indennità di disoccupazione;
- più di 8 miliardi per malattia, infortuni e maternità.
Queste cifre mostrano l’importanza del sistema previdenziale come strumento di sicurezza economica, soprattutto per le fasce di popolazione più anziane o colpite da eventi critici nel mercato del lavoro.
Rispetto alla spesa sanitaria, nel 2024 sono stati utilizzati 130,1 miliardi di euro, erogati esclusivamente in natura, ovvero tramite prestazioni e servizi:
- 86,3 miliardi per servizi sanitari forniti da soggetti pubblici (di cui 47,1 miliardi per ospedali e 39,2 per altri servizi);
- 7,8 miliardi per l’acquisto di farmaci;
- 7,3 miliardi per l’assistenza medico-generica.
La sanità pubblica continua a rappresentare un pilastro di equità sociale, ma il fabbisogno di risorse resta elevato anche a causa dell’invecchiamento della popolazione.
Infine, la spesa per assistenza sociale ha toccato i 57,1 miliardi di euro, suddivisa tra:
- 45,7 miliardi in prestazioni monetarie, con una forte incidenza degli interventi a favore di invalidi civili, ciechi e sordi (22,5 miliardi), e dei sussidi per il sostegno al reddito (16,8 miliardi);
- 11,4 miliardi in prestazioni in natura, tra cui i servizi sociali comunali e l’acquisto di prestazioni da soggetti privati e non profit.
Una parte rilevante del welfare di prossimità è gestita dai Comuni, singolarmente o in forma associata, attraverso gli Ambiti Territoriali Sociali (ATS). La spesa comunale per servizi sociali e socio-educativi, al netto della compartecipazione delle famiglie e della sanità, nel 2022 si è attestata a 8,9 miliardi, con una media di 150 euro per abitante. Tuttavia, permangono forti differenze territoriali:
- Le regioni del Nord registrano valori più elevati (181 euro pro capite);
- Il Centro si attesta a 165 euro;
- Il Mezzogiorno si ferma a soli 100 euro, con punte minime in Calabria (38 euro).
Queste disuguaglianze impongono una riflessione sulla necessità di rafforzare i livelli essenziali delle prestazioni sociali, affinché i servizi essenziali – come quelli per famiglie con figli, anziani e persone con disabilità – siano realmente garantiti ovunque.
I numeri del Rapporto ISTAT 2025 confermano dunque che la spesa sociale rappresenta un investimento strategico per la coesione e la resilienza del Paese. Tuttavia, per rendere il sistema più efficace ed equo, è indispensabile:
- superare i divari territoriali, rafforzando il ruolo degli enti locali e sostenendo le aree più fragili;
- favorire un’integrazione tra welfare pubblico e comunità, valorizzando la collaborazione con il terzo settore e le imprese;
- promuovere la cultura della prevenzione e dell’inclusione, a partire dai contesti educativi e lavorativi.